Elogio all’intelligenza, quindi alla pace

Home/news, diario/Elogio all’intelligenza, quindi alla pace
Cara amica, caro amico,
L’educazione all’occidentale ci insegna come ci sia un’evoluzione, tendenzialmente migliorativa, negli esseri viventi. Che mano mano si trasformano, nell’adattamento all’habitat diventano una migliore versione di loro stessi.
Questo modello di evoluzione avviene anche nel pensiero, nella religione, nella tecnologia. Un percorso da A a B nel quale ogni cosa migliora, nella nostra esistenza ad esempio nelle condizioni di vita o nelle aspettative sulla sua durata.
L’uomo moderno civile è considerato migliore di quello primitivo o nativo, che non ha potuto scoprire molte meraviglie, dalla ruota, al pendolo, al telefono cellulare che ai nostri occhi ci potrebbero apparire come gli esempi perfetti per determinare la nostra superiorità.
Le scoperte scientifiche incalzano ampliando le differenze, scopriamo un pezzo in più del macro con telescopi sempre più potenti, il sempre più piccolo con microscopi in grado, pare, di vedere persino i virus.
Osservando meglio la storia umana (più spesso disumana) questa idea di miglioramento generale, e la narrativa divulgata dal ciambellano di corte di turno, non corrispondono al vero.
Innanzitutto la storia è scritta dai vincitori e questi, dopo aver conquistato con ogni truce metodo il paese accanto, si erigono come portatori di rinnovamento e di civiltà. E se Annibale avesse vinto su Roma e gli etruschi non si fossero fatti annientare dai romani? Quale storia civile avrebbero descritto?
Il successo delle cosiddette civiltà è stato alterno, ai loro apici i parametri per definirle non sono stati determinati dall’ampiezza del regno e dal numero di sudditi, bensì dalla qualità della vita al loro interno. Nel rispetto delle persone nelle loro unicità e diversità, andando oltre il loro stato sociale, i loro credo e pensieri, variegati come le quattrocentomila speci viventi individuate dalla cultura dei Veda.
Ognuna persona all’interno della società ideale ricoprente il suo ruolo, dal re al fabbro, dal commerciante al religioso, dal tutore al contadino. Il fine è far funzionare al meglio lo stato a beneficio di tutti.
Costruendo buoni attrezzi per agevolare il lavoro nella terra e poter produrre buon cibo, di amministrare bene lo stato non favorendo una determinata élite, di elargire i fondamenti etici, morali e religiosi per aiutare le persone a generare buoni pensieri e a vivere serene.
Gli apici raggiunti non sono stati prerogativa dell’Est o dell’Ovest, a turno lo scettro dell’intelligenza è passato attraverso mani di colore diverso: nere, gialle, rossastre, bianche. Generando periodi più o meno lunghi di vera serenità, determinata da regnanti e cittadini ispirati.
Quando al contrario l’innocenza non è stata più protetta dalla virtù del regnante, dalle leggi costituzionali promulgate a loro garanzia, persino dalla religione quando i suoi rappresentanti corrotti, la cività con la C maiuscola, faticosamente costruita con lotte immani e infiniti sacrifici, è stata usurpata e inesorabilmente fatta sprofondare nelle dittature e nelle tirannie.
La storia è costantemente affaticata da individui ai quali la felicità altrui da molto fastidio, il loro operato nel cercare in ogni modo illecito di degradare l’altro, contaminandolo e contaminando il suo ambiente.
Spesso gli artefici del degrado sono pochi, per affinità di follia si alleano creando grandi danni. Nella loro vanagloria hanno dimenticato l’assunto eterno che il regno di Dio è per gli innocenti che per sempre, agendo con sentimento e malgrado costoro, lo raggiungeranno.
I delinquenti no, anche se andranno a messa la domenica nel tentativo di pulirsi la coscienza, indelebilmente contaminata quale conseguenza dei loro atti nefasti. Questa, nonostante gli abiti firmati e le scarpe lucide, li fa sprofondare sempre più in basso in un inferno dantesco che sperimentano già in vita. Non ho memoria di ditattori che l’hanno fatta franca e che non hanno fatto una fine truce.
Nella loro caduta verso gli inferi cercano di trascinare con sé altri. Per questo motivo le scritture sacre li descrivono, così da smascherare il loro modello psicologico, sempre uguale dalla notte dei tempi. Ricordandoci che non è l’abito che fa il monaco, bensì la rettitudine nel suo agire e la disciplina nel praticare la virtù.
Il loro strumento è destabilizzare le persone e la società facendole allontanare dai principi della religione e dalla morale. Suggerendo che l’unica realtà è la materia e che in fondo è importante godersela a più non posso, naturalmente seguendo il loro depravato esempio, come la coercizione dei deboli, la droga e le ubriacature di ogni genere per non raccontare i più degeneranti che è contaminante persino nominarli. Questi energumeni perseguono il nefasto modello “Mio, io, tutto mio, tutto io”, evidentemente il contrario dell’interesse comune, l’emancipazione dalla materia e dalla sofferenza.
I veri saggi, i veri pensatori, i veri religiosi al contrario mettono a frutto le prodigiose capacità umane mettendo i sensi, l’intelligenza e la materia al servizio del raggiungimento del Bene Supremo.
Gli esempi da seguire sono molteplici, da chi decise di vivere in una botte o chi si ritirò eremita sul colle. Altri riescono a emanciparsi dai cicli della sofferenza anche rimanendo nella società degradata, praticando il Giusto e non lasciandosi ammaliare dai fatui luccichii degli stolti.
Gli strumenti a disposizione sono molteplici e praticati in modi diversi dalla fetta luminosa della popolazione. Ascesi, preghiere, yoga, associazione con persone sante, studio delle scritture rivelate e molti altri. Praticando, il viandante colto si rende conto di come le facoltà latenti si sviluppino velocemente dimostrando l’assunto: “aiutati che il ciel di aiuta”.
L’essere umano è dotato di alcuni strumenti straordinari, quali la mente, l’intelligenza e la coscienza che gli permettono, se lo auspicano, di passare indenni attraverso le altalene del mondo fisico. Nelle difficoltà che puntualmente si incontrano dalla nascita alla morte.
Se non affrontate con coraggio, invece, affaticano il viandante umano facendolo camminare sul posto in uno sfiancante ciclo di nascite e morti. Rimanendo appiccicati alla dimensione della materia, poco affidabile perché in continua trasformazione.
Se ben interpretate diventano uno strumento di comprensione e quindi di emancipazione dai cicli della sofferenza.
Gradualmente, con immane ma proporzionalmente appagante fatica la coscienza si alleggerisce lasciando spazio alla saggezza. A quel punto il viaggio terreno è compiuto, ne inizia un altro verso altri lidi dai quali non si torna più indietro.
Quando finalmente riusciamo e vedere oltre il velo dell’inutile, dimensione accessibile a ognuno, velocemente cogliamo le differenze tra ordine implicito ed esplicito, ci libriamo nella Pura Visione e ci lasciamo alle spalle i faticosi saliscendi della vita terrena. Dentro di noi si accende la scintilla del non ritorno ai soliti cicli di abitudini contaminate, che di fatto non fanno altro che allontanarci dalla felicità, quella vera.
A cuore aperto questa è vivificata dall’Amato che, in un armonioso vortice, ci trasporta nella dimensione degli infiniti ed eterni divertimenti della Felicità Eterna, da sempre e per sempre.

Cari saluti
Suo
Pietro Leemann

Notizie in breve e osservazioni

Venerdi 29 inizierà il nuovo menu. Finalmente, dopo due anni, con i preziosi asparagi, coniugati in un antipasto e in un primo. Tornano l’uovo apparente dal nome evocativo “Ekvilibro” (equilibrio in esperanto, la lingua che unisce), “Sorella Luna”, completamente riprogettata con una particolare vellutata di fave e cocco, “Gong”, una stimolante variazione di fragole e rabarbaro.
Nella mia amata Vallemaggia la pioggia stenta ad arrivare, ho però già raccolto l’aglio degli orsi che entrerà quale protagonista nel “L’ombelico del mondo”. Quest’anno sono in programma tre lezioni sulle erbe, le prime due già al completo, la terza appena annunciata.
Ho dissodato un terreno invaso dai rovi, sorpresa: sotto di essi una cinquantina di piante di lamponi. Le api volano determinate, prevedo un buon raccolto di miele.