In difesa della dieta naturale e altri scritti sul vegetarianismo – A Vindication of Natural Diet and Other Writings on Vegetarianism – Percy Bysshe Shelley

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Il poeta britannico Percy Bysshe Shelley è stato uno dei primi sostenitori dell’alimentazione vegetariana dell’età moderna e uno dei primi autori che ha affrontato, con la forza della sua poetica e la passione della sua retorica, il tema della dieta naturale. Non solo ha illustrato i presunti benefici fisici di un regime vegetale, ma ne ha anche fornito una giustificazione filosofica ed etica. secondo lo scrittore, l’uomo potrà ritrovare pace, giustizia, felicità e sintonia con tutti gli esseri del creato, solo quando cesserà di uccidere e mangiari altri esseri viventi .

Sia Shelley che la moglie Mary (L’autrice del famosissimo Frankenstein) furono strenui difensori del vegetarianismo, che cominciarono a praticare nel 1812 dopo l’incontro con l’autore di The Return to Nature, John Frank Newton, personaggio estremamente colto che influenzò la loro scelta.

In A Vindication of Natural Diet – In difesa della dieta naturale – Shelley considera il mangiare carne come una conseguenza dell’espulsione dal paradiso terrestre e dell’abbandono, da parte degli uomini, della via della natura e della purezza dell’esistenza. Parlando di Prometeo sostiene che fu condannato ad avere il fegato perpetuamente divorato dagli avvoltoi, perché rubò il fuoco agli Dei e lo donò all’uomo che ben presto imparò a cuocere e cibarsi di carne.
Shelley rispetto al cibo consiglia: “Non assumete alcuna sostanza che abbia precedentemente avuto vita. Il vegetarianismo vi darà longevità. Evitare la carne non significa automortificazione, ed è a vantaggio sia vostro che dell’ambiente naturale di cui fate parte. Sarete ricompensati per questo”. Lo scrittore pensa che sia necessario interrompere la pratica innaturale di mangiare gli animali, domandandosi: “Quale bestia predatrice costringe le sue vittime a subire tormenti così prolungati, atroci e degradanti?”.
Nell’opera In difesa della dieta naturale e altri scritti sul vegetarianismo, L’autore considera il mangiare cibo animale come un’abitudine innaturale che causa malattie. Sottolinea come il nutrirsi di altri esseri viventi, comporti il doverli torturare e sottoporre a violenza sia quando vengono uccisi, sia nel modo in cui vengono allevati o cacciati: “Sono chiamati a vivere dall’artificio umano solo allo scopo di vivere una breve e infelice esistenza di malattia e schiavitù, perché il loro corpo sia mutilato e violato il loro affetto. Molto meglio sarebbe che un essere capace di sentimenti non sia mai esistito, piuttosto che sia vissuto soltanto per sopportare una dolorosa esistenza senza sollievo alcuno”.
Già due secoli fa, dunque, Shelley riteneva che una dieta vegetale fosse non solo innocua, ma anche salutare. Il poeta esortava ogni uomo a stabilire un rapporto più corretto ed equo con gli animali con cui condividere l’ambiente. Riteneva essere necessario rispettare e adorare la Natura come una divinità, perché madre comune di ogni essere vivente, portatrice di bellezza, ricchezza e fratellanza. L’armonia con la Terra è uno stato imprescindibile per la salvezza dell’uomo che, inevitabilmente, potrà essere raggiunta solo con una alimentazione vegetale.