Il limite e le altre notizie

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Cara amica, caro amico,
Ho una relazione particolare con l’altezza. Nelle tante passeggiate che faccio in alta quota, quando arrivo in punti che mi sembrano difficili, mi irrigidisco. Questo pur non soffrendo di vertigini e avendo fatto esperienze di montagna in ogni dove.
Prima di ogni percorso mi preparo studiando le mappe, so ben riconoscere quei dislivelli che sono oltre le mie capacità. Nella vita non mi sono mai trovato in situazioni difficili, non ho mai avuto incidenti, a parte qualche storta o scivolone.
La situazione tipica, un sentiero del quale non vedo il proseguimento; dopo un promontorio, prima di raggiungere un valico, all’uscita di un bosco che non permette di guardare oltre. Se sono solo tiro un bel respiro, mi affido agli dei protettori e vado avanti.
Quando sono in gruppo le cose si complicano. Proporzionalmente a quanto queste mi sono vicine mi metto a sudare freddo. Ho paura che mia figlia sbagli sentiero e cada, che la mia compagna commetta qualche imprudenza, come farei a salvarla da una situazione difficile? Se poi per aiutarmi mi viene detto, “non preoccuparti, ce la puoi fare”, il tarlo del dubbio si insinua in me e mi convinco che sicuramente mi stiano nascondendo qualche cosa.

Ho vissuto l’ultima e emblematica esperienza attraversando la Guriner Furka, una bocchetta (così noi le chiamiamo in Svizzera), che dai pascoli di Bosco Gurin, porta alla valle di Fondo Toce in Italia.
Un sentiero forse un po’ ripido, vicino però per ampiezza a una mulattiera. Questo si perdeva verso il basso e non vedendone il proseguimento sono diventato riottoso come quell’animale. Questi, quando si impunta, non si riesce più a spostarlo nemmeno con un camion. Mamma mia, come mi sono innervosito, altro che godere quei paesaggi ameni.
La montagna mi piace moltissimo, mi godo il vento sferzante, il profumo delle rocce riscaldate dal sole, la piccola sorgente, situata così in cima da non riuscire a capire dove raccolga l’acqua per nascere. Così, ogni volta, mi impegno a superare quel limite, persino dando fiducia al gruppo. Prima procedendo a passo di lumaca, gradualmente quando vedo che tutto sta andando bene accelerando, quando lo pseudo pericolo è superato quasi saltellando.
Quello stato di incertezza capita solo la prima volta. Così è stato al primo incontro d’amore, il primo giorno di lavoro da Girardet, la prima lezione alla scuola Tsuji di Osaka.
Una volta fatta l’esperienza salgo e scendo senza nessun problema, mi arrampico sulle rocce e scendo da ripidissimi pendii.

Immancabilmente in quei momenti complicati mi chiedo se il gioco ne vale la candela e se accettassi come mi sento e non provassi ad andare oltre?
E’ certo, non mi getterò mai da una rupe con una tuta alare, forse nemmeno mai mi cimenterò in una ferrata, ricordandomi le incertezze appollaiato sugli alberi a 20 metri di altezza in quel parco avventura in Danimarca, molto meno dei 400 che mi troverei sotto i piedi.
Parafrasando è un’attitudine che ho nella vita. Mi piace scoprire il nuovo ma non essere temerario mettendo me e le conquiste raggiunte a repentaglio.
Un piccolo passo poi può diventare un grande passo.
D’altra parte, se non mi muovo, le cose non si evolvono, né i paesaggi, né le mie paure. Non avrei mai scoperto quei luoghi che mi nutrono in ogni istante, forse non avrei incontrato molte persone straordinarie, né acquisito le competenze per fare una cucina di qualità. Avrei conosciuto meno di me, degli altri e del mondo.
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Per andare oltre quel confine un paio di settimane fa ho fatto una prova per osservare quel mio stato, che ha poco del razionale.
Di fronte alla baita dove abito quando sono in montagna, sale un sentiero molto ripido. In cima, quasi in vetta, due bellissimi laghi. Oltrepassata questa si diparte una nuova valle che confluisce a un lago, questo più grande e profondo.
Il passaggio tra una parte e l’altra sarebbe stato fuori sentiero, buon pane per i miei denti. Senza pensarci troppo e naturalmente da solo, mi sono lanciato nell’avventura.
Una salita non solo ripida ma con più di mille metri di dislivello, un percorso che conosco bene avendolo fatto più volte. Per vincere l’apprensione di quello che mi avrebbe aspettato in seguito, mi sono concentrato sul respiro. Così facendo si sa, la mente si quieta.
Dopo poco ero tranquillo, passo successivo ho iniziato a lavorare sulla fiducia, dicendomi che così come ce l’ho sempre fatta, quel giorno sarebbe stato lo stesso. Quando questa ha iniziato ad essere più solida, anche se non capivo perché ansimavo come un mantice, ho iniziato ad abbandonarmi.
Le preoccupazioni si sono sciolte e i ricordi, quelli che val la pena di conservare, hanno iniziato ad emergere. Le persone care, le conquiste di conoscenza, le molte cose pensate e realizzate, quel giardino dell’Eden scoperto nello Yunnan, anche quella volta passando oltre un valico, il mezzo allora un furgone sgangherato.
Ad un certo punto ero persino un po’ arrabbiato con me stesso, ma come, dove erano finite le consuete apprensioni? Nulla.
Quasi arrivato alla fine della salita, sulle pietre ho iniziato a vedere dei segni, quelli che si disegnano per indicare il cammino. Ma come, non doveva esserci nessun sentiero!
Al lago, che è davvero incantevole, c’erano due persone, assieme al responsabile che nella valle si occupa di curare i sentieri di montagna. Proprio in quei giorni aveva deciso di rendere agibile il percorso che stavo facendo.
E’ una persona speciale che ama le sue montagne e quei luoghi. Ci conosciamo, io il vegetariano, lui l’esperto di quegli spazi e ci siamo simpatici.
Chiacchierando, naturalmente, ho omesso di parlargli delle mie presunte apprensioni, sentendomi anche io, in quel momento, un montanaro senza macchia.

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Mi sono rinfrescato il viso con l’acqua del lago, mangiato una manciata di frutta secca per aiutarmi a completare lo sforzo e ho proseguito. Il percorso è stato disegnato ad arte sale a zig-zag, va a scoprire belle rocce, attraversa fitti cespugli di ginestre. Unico possibile ostacolo una scala appesa in verticale ad un grande masso. Mentre pensavo come affrontarla la voce dell’amico dal basso mi ha gridato: – Pietro, sei il primo che la inaugura, fammi sapere!
Con pochi passi ero oltre, altro che limite.Di là dalla cima un paesaggio straordinario. Si passa da promontori sinuosi, torbiere atipiche per quei luoghi e riali. I larici sono tenuti bassi dal peso della neve che in inverno lì è abbondante. Infine, gira attorno all’anfiteatro che confluisce all’imboccatura del lago.
Nel quale, per festeggiare, mi sono tuffato; forse il bagno più bello della mia vita, nonostante l’acqua ghiacciata, diventata anche lei non più un ostacolo da superare.
Che la buona attitudine determini il successo delle conquiste? Non solamente, che questa modifichi il corso degli eventi?