Byung-Chul Han | Elogio della terra | Un viaggio in giardino

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Elogio della terra è una delle ultime opere del prolifero filosofo coreano Byung-Chul Han, la cui fama mondiale è legata alla critica al liberismo estremo e alla dittatura del digitale che ci hanno sottratto all’esperienza della presenza, portatrice di gioia. Abbiamo oramai abbandonato l’ordine terreno e così non abitiamo più il cielo e la terra, bensì Google Earth e il Cloud.

Byung-Chu racconta la sua esperienza nel suo giardino berlinese: la scoperta dei tempi della Natura, l’inverno come immobilità apparente, la primavera come rinascita. Un viaggio tra le stagioni, le piante e i pensieri per imparare nuovamente lo stupore e la meraviglia di fronte all’unicità e fragilità del nostro Pianeta.

L’opera si presenta come il diario botanico di un giardiniere che, attraverso la cura di piante e fiori, riscopre il suo profondo legame con la Terra: una creazione divina, un organismo vivente ed eloquente. Nasce nel filosofo giardiniere una consapevolezza: solo una coscienza planetaria può riportare l’uomo a provare ancora stupore per il mistero e l’unicità della Terra in quanto luogo della vita. Non più oggetto da sfruttare e maltrattare, ma soggetto da accarezzare e preservare per restituirle la sua essenza.

“La terra è un’artista, una giocatrice, una seduttrice. È romantica. Suscita in me un sentimento di riconoscenza. […] La terra è bella, magica. Dobbiamo proteggerla, trattarla bene, elogiarla, invece di sfruttarla brutalmente. Il Bello ci impone il trattar bene. L’ho imparato, l’ho vissuto”.

Per Byung-Chu il giardino è un luogo d’amore dove poter imparare come avere cura d’altro, un gesto che allontana dal proprio ego. Quindi uno spazio e un tempo dell’Altro.

“Da quando lavoro in giardino ho una percezione del tempo, che pare trascorrere molto più lentamente. […] Il giardino mi allontana ancora di più dal mio ego: io non ho figli, eppure grazie al giardino imparo pian piano cosa significhi prendersi cura degli altri, assisterli”

Byung-Chul scopre che ogni pianta ha una coscienza del tempo che si dilata e che si lega alle stagioni. Una coscienza da noi umani oramai perduta, ma riconquistabile anche solo con il lavoro in giardino che per l’autore ha rappresentato una silenziosa e feconda meditazione. Curare con amore e grazia le piante restituisce molto in cambio: dona la realtà e la corporeità, dimensioni ormai smarrite nel mondo digitale. Il giardino non rappresenta l’unica pratica di ritorno al sé originale che il filosofo propone ma troviamo nel rituale, nella festa di paese, nella comunità un senso profondo dell’uomo che può sentirsi realizzato. Un ritornare dentro il mondo, l’essere nel mondo di Heidegger.

“È sorprendente come ogni pianta abbia una coscienza temporale così spiccata, forse persino più degli esseri umani, ormai divenuti senza tempo, poveri di tempo. Il giardino rende possibile un’esperienza temporale intensa. Lavorando in giardino mi sono arricchito di tempo. Il giardino per cui si lavora, dunque, dà moltissimo in cambio: dà essere e tempo. L’attesa incerta, la pazienza necessaria e la crescita lenta creano un particolare senso del tempo.”

Elogio della terra è una dichiarazione d’amore per la Natura e anche un appello all’umanità per proteggerla: “Lo sperare è la modalità temporale del giardino, per cui il mio elogio della terra è rivolto alla terra che verrà”.