L’ascesi della mente e altre notizie

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Cara amica, caro amico,
In questo scritto continuo la riflessione sul primo paragrafo de “Il nettare dell’istruzione” del santo Vaishnava Rupa Gosvami, vissuto a Vrindavana nel 1500. Le sue indicazioni sono uno strumento prezioso per cogliere i precetti, utili per prima cosa alla comprensione, in seguito per proseguire spediti verso la realizzazione spirituale.
Senza una presa in carico di abitudini controproducenti, il compito del ricercatore della Verità è molto arduo.
Il tempo a disposizione nella vita scorre rapido e potrebbe finire presto, meglio darsi da fare scollandosi di dosso attitudini che vanificano gli sforzi.
Ecco di seguito il paragrafo, di una chiarezza straordinaria, che in poche parole scioglie ogni dubbio.

Vaco vegam manasah krodha-vegam
jihva-vegam udaropastha-vegam
etan vegan yo visaheta dhirah
sarvam apimam prthivim sa sisyat

Traduzione
La persona equanime che riesce a controllare l’impulso di parlare, le esigenze della mente, l’influenza dell’ira, e gli stimoli della lingua, dello stomaco e dei genitali, è qualificata per fare discepoli in tutto il mondo.

Davanti ai colori luminosi delle foglie degli alberi in autunno cerco di approfondire la seconda ascesi, quella della mente. L’ascesi intesa come rinuncia volontaria a influenze della sfera materiale che inibiscono il viaggio verso la liberazione.
Il santo afferma che senza sacrificio la meta non può essere raggiunta, il praticante sempre ributtato in abitudini che lo incatenano e gli impediscono di essere libero.
Una nota importante, nella vita siamo tutti praticanti e lo saremo fino all’emancipazione dalla materia. Vita dopo vita.
In onore dei nativi americani, questa stagione, in Nord America è stata battezzata Indian Summer. Le foglie si sono tinte in moltitudini di giallo e arancione, dipingendo le montagne che ho di fronte. Promuovendo una luce quasi abbagliante, resa ancora più brillante dai raggi del sole serale.
Perché mai porre la mente come ostacolo alla realizzazione? Nel cogito cartesiano essa è la protagonista dell’essere.
Nella filosofia dell’India antica è gregaria e accorpata ai sensi di percezione – olfatto, gusto, udito, vista e tatto – quale traduttrice delle esperienze vissute. Uno strumento che, se pur prezioso, riordina e cataloga, a seconda del nostro carattere, predisposizioni e tendenze indotte da esperienze vissute, dall’istinto di sopravvivenza, dalla gioia e dal dolore, dal mi piace e non e molto altro.
I nostri atti sono per lo più condizionati e non liberi come si potrebbe pensare.
Grazie alla mente le esperienze fatte sono spedite nell’inconscio. Le cui caratteristiche sono determinate dalla qualità dei messaggi raccolti. È facile capire come sia diverso nutrire la coscienza con un film horror rispetto partecipare a una cerimonia che esprime parole e musiche soavi, o camminare su un prato fiorito.
Le memorie disturbanti, anche se raccolte in modo non consapevole nell’arco della giornata, si sedimentano nell’inconscio e riemergono negli stati di veglia rilassata, nel sonno ma anche a random quando meno ci si aspetta generando ansia, disagio, frustrazione. All’opposto rilassatezza, pace interiore, senso di fratellanza.
Una seconda nota, attraverso i mezzi moderni siamo letteralmente bombardati da una miriade di immagini e di emozioni che è difficile, non avendone il tempo, riordinare e digerite. Motivo per il quale, oltre al troppo e pesante cibo serale che sarebbe da evitare, i sogni possono diventare allucinazioni.
Regola importante è scegliere i propri nutrimenti in cibo, immagini, emozioni.
In lontananza, vicino alla vetta, un’aquila lancia alte grida, come ad avvertire la preda del suo arrivo.
Quindi siamo la mente oppure questa è strumento? A favore della seconda ipotesi c’è anche il linguaggio, formatosi in ere di saggezza, che la nomina quale oggetto.
Dove situare il pensiero? Quello superficiale è come la televisione di oggi che vomita immagini disordinate, a getto continuo, subite dall’ignaro spettatore.
Quello più razionale cerca di capire riordinando le osservazioni fatte verso il mondo. La materia è in continua mutazione e destabilizza, da qui il tentativo di razionalizzare e di cercare di domare l’indomabile.
Il pensiero più intuitivo, quello delle grandi scoperte, della risoluzione dei dilemmi esistenziali, delle scelte corrette per se stessi e per gli altri, attinge altrove. Dalla coscienza che è connessa all’intelligenza universale alla quale siamo collegati. La fonte di questa è il Signore Supremo, origine senziente di ogni realtà, materiale e spirituale.
In sintesi la mente porta le informazioni verso il “dentro”, il pensiero dall’interno verso l’esterno. Veicolando parole, gesti, saperi, emozioni che abitano nell’inconscio. Pensiero e mente si incrociano poi con possibili proficui scambi.
Una terza nota, le onde disturbanti non permettono quella lucidità utile per capire dove ci si trova, qual è lo scopo della vita, soprattutto di sviluppare le qualità, senza limiti spazio-temporali, presenti ma latenti da risvegliare in ogni umano e non.
Nel focolare è rimasta solo della brace, devo aggiungere qualche legno, quello che brucia meglio è quello di faggio, questa sera preparerò delle caldarroste.
Per i motivi descritti Rupa Gosvami considera la mente un elemento da dover gestire bene.
I ragazzi che a lezione si perdono guardando fuori dalla finestra lo sanno bene, i lavoratori poco concentrati nelle loro attività altrettanto.
In quei momenti, solo apparentemente di poca importanza, entrambi non fanno uso di una disciplina di base che gli permetterebbe di svolgere al meglio i loro scopi. Non essendo padroni della loro mente che prende le redini. Per questo motivo in passato in Occidente, e ancora oggi in paesi che si considerano emergenti, l’inizio delle attività è scandito da meditazioni, canti e recitazioni di mantra.
Sicuramente la piega di questo presente non facilita lo sviluppo della luce dentro e fuori di noi, d’altra parte siamo i primi responsabili di noi stessi ed è opportuno tirarsi su le maniche e mettersi al lavoro, i buoni risultati si sa, seguendo una buona scuola e rispettando i principi cosmo etici, arrivano rapidamente, proporzionalmente all’impegno profuso.
Un modo improprio di dominare la mente è attivarla su comanda con eccitanti o sedarla con intossicanti di vario tipo che non risolvono alla base le mancanze. Appena ci si guarda “dentro” si riscontra come questa non sia la soluzione. È un po’ come se per spegnere un incendio gettassimo acqua sulla fiamma e non sul combustibile dal quale è generato. Nel nostro caso un’inconscio che ha necessità di espellere oggetti dei sensi ingombranti, che impediscono un sereno svolgimento del compito esistenziale.
Le campane del villaggio suonano a festa, è l’ora della Santa Messa serale.
La scuola di pensiero di Rupa Maraj, che è la stessa da me seguita, non esclude la mente bensì la ammaestra riportandola al suo ruolo di strumento della coscienza e dell’anima per interagire con la materia, percepita attraverso i sensi. L’anima è la vera protagonista del sacro viaggio. In relazione sia con la sostanza spirituale sia con il Creato. Lo scopo della vita incarnata è far fare esperienza risolvendo turbe trascinate da tempo immerorabile.
Il metodo seguito è accarezzare la cara mente ammaliandola con dolci melodie, con la lettura di poesie, con cibo rispettoso di Creature e Creato, frequentando compagnie virtuose, cantando, recitando preghiere. Tutto questo induce alla felicità duratura e profonda.
Il passo successivo: liberare l’inconscio dai fardelli disturbanti sedimentati nel tempo.
In psicologia andando ad analizzare quelle memorie per trasformarle con la mente. Un metodo molto efficace è anche contrapporre gli opposti, la gioia alla tristezza, l’amicizia alla rabbia, la pace all’aggressività.
Il metodo come istruito da Rupa Gosvami, una volta riorganizzata la vita abbandonando le abitudini poco opportune, è recitare i Santi Nomi di Dio.
Aiutati che il ciel di aiuta, la mente velocemente si acquieta trasformandosi da cavallo pazzo a prezioso purosangue.
Uno stato di pace che permette, avendo abbandonato il superfluo ed essendosi alleggeriti dai fardelli ingombranti, la concentrazione prima (dharana), l’assorbimento in seguito (dyana) il collegamento con la dimensione trascendente poi (samadhi) e, infine, l’abbandono a Dio (moksha).
Prima di cuocerle ho inciso un taglio da parte a parte profondo due millimetri sulla parte tonda delle castagne. Il fuoco è pronto ad accoglierle.

Cordiali saluti

Suo Pietro Leemann

Notizie in breve

Abbiamo appena concepito e iniziato il menu per questa stagione. Ricca di vegetali straordinari come i carciofi, i cardi, la scorzonera dolce, le crucifere in ogni forma, la pastinaca e molto altro. Le verdure invernali sono maturate lentamente, sviluppando gusto dolce e intenso.
La caratteristica dei nostri piatti è andare a cogliere la loro essenza, amplificarla e portarla a dialogare con l’ospite. La quale esperienza diventa una grande avventura, alla scoperta di paesaggi di gusto straordinari.
Con Sauro e Raffaele abbiamo attinto dai piatti storici come “Sotto una coltre colorata” e “C’era una volta un re” e ne abbiamo concepiti di nuovi, come la zuppa rappresa, una nuova versione del risotto, “La via della seta” e “In sollucchero”. Vi aspettiamo!

Anche quest’anno le guide gastronomiche hanno confermato la qualità della nostra cucina e del nostro servizio, cogliendo i fondamenti filosofici che rendono la nostra proposta unica. Naturalmente mi piacerebbe una maggiore implicazione loro e dei cari colleghi a una vera presa di posizione etico, morale e valoriale. Il cibo quale strumento di buona relazione con il Creato, le Creature tutte e il Creatore. Nelle culture spirituali il cuoco è sacerdote, siamo ancora molto distanti da questo stato di coscienza.
Le forme espressive, sono dal punto di vista estetico e di ricerca formale interessanti, ma ben lontane dalle potenzialità degli alimenti che potrebbero essere viatico, come accade al Joia, di realizzazioni e felicità profonde.
Perché questo accada è necessario con coraggio abbandonare la carne e il pesce che se da una parte sono alimenti discreti, dall’altra racchiudono un’attitudine verso il mondo e gli esseri che lo abitano, aggressiva e inopportuna.

A via Saleggi Locarno, nel Canton Ticino, ho rilevato assieme a mia figlia VeraBiosfera”, un grande negozio biologico dalla tradizione trentennale. Lo svilupperemo dando valore agli alimenti quale viatico di Ben Essere del corpo, della mente e dell’anima. In modo contemporaneo e dimostrando le peculiarità del biologico. Con uno stile agricolo rispettoso della Natura, e dei lavoratori, i risultati anche nel gusto sono esponenzialmente migliori che non nelle colture industriali. Avremo selezioni interessanti di te, caffè, cioccolato, alimenti per sportivi, per bambini, qualche capo di abbigliamento e molto altro.
La nuova avventura inizia il 9 gennaio.

Un ottimo pensiero come regalo di Natale sono i buoni del Joia. Li potete ottenere attraverso Giovanni velocemente e facilmente. Potete trovare sul sito le indicazione oppure telefonare al ristorante.

Per le festività Antonio ha organizzato la vendita di vini preziosi, francesi e italiani. Grazie ai suoi contatti li otteniamo con buoni prezzi, concorrenziali alle enoteche. Chiamatelo per informazioni.

Per le festività il risorante chiuderà dal 24 dicembre per riaprire il 9 gennaio. Buone Feste!