Pensiero libero
Cara amica, caro amico,
Regolarmente e almeno due volte a settimana, organizzo gite in luoghi a me cari.
Con un rituale che si ripete, attingendo da strumenti ben assodati, avvicino la mia essenza a quella di ogni cosa. Quelle in movimento come gli alberi e gli altri animali, quelle più immobili come le rocce e le montagne che le contengono.
Fondendomi in quelle realtà mi libero a riflessioni, altrimenti condizionate dal quotidiano. Fonte quest’ultimo di mille confronti con amici e persone virtuose che frequentano il Joia e la mia vita, ma anche degli appesantimenti derivanti dai molti impegni, continue situazioni da risolvere e non da ultimo il tentativo plagiante di una certa società omologante, quella che si appoggia su modelli di vita votati alla materia e non all’emancipazione da questa.
La vera felicità, quella duratura e l’appagamento profondo, dei quali ognuno può fare esperienza, sono prerogativa della dimensione introspettiva e profonda.
Il suggerimento di ogni scuola sapienziale per ottenerla è quello di distaccarsi dai luoghi contaminanti e ritirarsi in solitudine in luoghi isolati. Lì più facilmente entriamo in contatto con la Pura Essenza che è radicata in noi, perché non influenzati dal mondo imperfettamente civile delle illusioni.
Non c’è nulla di complicato nel percepire prima ed entrare poi nella dimensione trascendente, che semplicemente è oltre e contiene il limitante mondo delle apparenze.
Questa sarebbe a portata di mano a ogni istante, la sua percezione invece spesso è offuscata da abitudini e luoghi comuni che nel tempo si sono sedimentati nella coscienza, alterando la chiara visione di chi siamo, dove siamo e dove stiamo andando.
Il mio metodo è un vero segreto di Pulcinella e segue uno schema consolidato e molto concreto.
Come lo è la nostra cucina che esprime la profondità della sua filosofia attraverso piatti di qualità e di sostanza autentica e ben tangibile.
La prima cosa nei miei itinerari montani è la scelta di un tragitto, questo deve risuonare in me, ciò significa anche essere adatto alle mie condizioni fisiche, al clima e alla difficoltà da affrontare.
A volte scelgo di rivivere sentieri già percorsi e rassicuranti, altre volte sentieri nuovi esplorando passaggi dove pochi umani sono passati. All’insegna dell’avventura ma mai pericolosi, non mi piace mettermi a rischio.
Percorrendo mentalmente quanto andrò a intraprendere, l’organismo si predispone allo sforzo fisico e amministra le risorse, richiedendomi cibo e acqua quando necessari.
Nello Yoga si afferma che là dove c’è l’attenzione della mente si pone l’energia. Un bel concetto dalle molte applicazioni.
In montagna preferisco iniziare dalla salita. I parametri che tengo sotto osservazione sono il dislivello, il tempo di percorrenza che mi prefiggo e il conseguente ritmo della camminata e del battito cardiaco, che non misuro con strumenti ma che conosco.
Salgo senza fermarmi, così facendo esco dai pensieri e mi stacco dal mondo esterno rimanendo solo con me stesso, sfogo le tensioni accumulate, sciolgo i pensieri e le preoccupazioni.
Una prima fase di meditazione attiva, che spesso è favorita dall’incontro con qualche selvatico a quattro zampe o con le ali, da un tronco caduto sul sentiero o da un sasso che rotola verso il basso, loro tutti ben radicati nel qui e ora.
Altro elemento determinante è la difficoltà alla quale ho scelto di andare incontro, un percorso particolarmente lungo, dei passaggi difficoltosi per i quali mi sono ben preparato, non ho nessun piacere di trovarmi in un luogo dove non riesco più ne ad andare in avanti ne indietro. Salendo verifico sempre se è possibile tornare sui miei passi. Mi è più facile salire potendo usare i 4 arti, sapendo però di poterne usare solo due in discesa.
La vetta raggiunta è lo spartiacque, fisico e spirituale. Mi riprendo dallo sforzo concedendomi il premio di paesaggi conquistati e sempre affascinanti, scatto qualche foto e mi raccolgo in silenzio.
Assaporando il vento, i profumi e i suoni che lui, entità che sento amica, trasporta.
In questa stagione e in quota dell’erba, delle rocce, dei fiori appena spuntati, le grida delle acquile o lo stormire dei galli di montagna.
Nella discesa, meno faticosa e dove lo sguardo finalmente si può distaccare dal sentiero che ho percorso per aprirsi all’orizzonte, avendo lasciato alle spalle gli orpelli settimanali, lo dedico alla meditazione più profonda.
L’ascesi, intesa come strumento principe per infrangere la barriera che ho eretto tra materia e spirito, sta nel donare la parte più bella del percorso alla recitazione dei mantra a questo dedicati. A me indispensabili per connettermi, come auspicato all’inizio di questo scritto.
Una volta completata la rosa dei doveri giornalieri, ben purificato, ben connesso e con un profondo senso di gratitudine, lascio volare il pensiero, finalmente libero dai condizionamenti mondani. Le riflessioni che si manifestano diventano le basi e gli obbiettivi del tempo che seguirà. Dissipo attriti, risolvo quesiti, do precedenza alle cose più importanti e soprattutto volo.
In questo modo mi predispongo ad affrontare le mille sorprese che mi attenderanno in seguito, nelle attività quotidiane dalle quali non sfuggo per un assunto preciso. La vita è ritmata da incontri e situazioni solo apparentemente casuali, le esperienze fatte con la giusta attitudine sono indispensabili per diventare mano mano più saggi e quindi più sereni.
Osservo anche che, come ogni piatto assaporato, ogni abbraccio con le persone amate sono sempre diversi, così lo sono i luoghi ripercorsi e le esperienze ripetute.
Il cambiamento più interessante è però quello che avviene in ognuno di noi, protagonisti dell’avventuroso viaggio della vita. La nostra capacità di percepire mano mano sboccia, grazie al bagaglio di esperienze maturate che permettono una mente aperta, lucidità e sicurezza di sé. Ogni nuovo incontro serba così ogni volta buone sorprese e stimola indispensabili comprensioni.
Nell’ultima gita, dove per raggiungere un pianoro e un bosco incantanti si passa attraverso un sentiero esposto, ho affrontato la mia difficoltà senza le apprensioni delle volte precedenti.
Il sentiero è lo stesso da centinaia di anni, io invece sono in continua trasformazione, questo ha modificato la qualità della mia percezione, delle mie paure e dei miei limiti che con ogni evidenza sono soggettivi.
Il nocciolo della riflessione di quel giorno, se non ne siamo coscienti non siamo noi che determiniamo il nostro pensiero e di conseguenza le decisioni prese. Tutto avviene di riflesso al nostro stato emotivo e psicologico. Questo, per essere davvero liberi e per avere successo nel viaggio della vita, va necessariamente ammaestrato.
Il metodo, affinato nel corso di molti millenni da tutte le scuole sapienziali, è molto efficace.
Innanzitutto scegliere i nutrimenti adatti, non solo nel cibo, ma anche nelle letture di testi utili alla nostra trasformazione. Nelle buone frequentazioni di persone che hanno i nostri stessi interessi, anche loro alla ricerca della verità e della sua Fonte. Meglio ancora se queste sono ispiranti, bello allora seguirle, nella prospettiva di diventare a nostra volta esempio per altri. Quali buoni genitori e buoni figli, buoni amici, buoni abitanti del mondo.
Il passo successivo, attraverso la disciplina scelta da ognuno, è il liberarsi dai condizionamenti, quelli che scelgono al nostro posto. Da quel punto inizia il viaggio verso ogni libertà e felicità.Cari saluti e buon inizio dell’estate
Suo Pietro Leemann
Regolarmente e almeno due volte a settimana, organizzo gite in luoghi a me cari.
Con un rituale che si ripete, attingendo da strumenti ben assodati, avvicino la mia essenza a quella di ogni cosa. Quelle in movimento come gli alberi e gli altri animali, quelle più immobili come le rocce e le montagne che le contengono.
Fondendomi in quelle realtà mi libero a riflessioni, altrimenti condizionate dal quotidiano. Fonte quest’ultimo di mille confronti con amici e persone virtuose che frequentano il Joia e la mia vita, ma anche degli appesantimenti derivanti dai molti impegni, continue situazioni da risolvere e non da ultimo il tentativo plagiante di una certa società omologante, quella che si appoggia su modelli di vita votati alla materia e non all’emancipazione da questa.
La vera felicità, quella duratura e l’appagamento profondo, dei quali ognuno può fare esperienza, sono prerogativa della dimensione introspettiva e profonda.
Il suggerimento di ogni scuola sapienziale per ottenerla è quello di distaccarsi dai luoghi contaminanti e ritirarsi in solitudine in luoghi isolati. Lì più facilmente entriamo in contatto con la Pura Essenza che è radicata in noi, perché non influenzati dal mondo imperfettamente civile delle illusioni.
Non c’è nulla di complicato nel percepire prima ed entrare poi nella dimensione trascendente, che semplicemente è oltre e contiene il limitante mondo delle apparenze.
Questa sarebbe a portata di mano a ogni istante, la sua percezione invece spesso è offuscata da abitudini e luoghi comuni che nel tempo si sono sedimentati nella coscienza, alterando la chiara visione di chi siamo, dove siamo e dove stiamo andando.
Il mio metodo è un vero segreto di Pulcinella e segue uno schema consolidato e molto concreto.
Come lo è la nostra cucina che esprime la profondità della sua filosofia attraverso piatti di qualità e di sostanza autentica e ben tangibile.
La prima cosa nei miei itinerari montani è la scelta di un tragitto, questo deve risuonare in me, ciò significa anche essere adatto alle mie condizioni fisiche, al clima e alla difficoltà da affrontare.
A volte scelgo di rivivere sentieri già percorsi e rassicuranti, altre volte sentieri nuovi esplorando passaggi dove pochi umani sono passati. All’insegna dell’avventura ma mai pericolosi, non mi piace mettermi a rischio.
Percorrendo mentalmente quanto andrò a intraprendere, l’organismo si predispone allo sforzo fisico e amministra le risorse, richiedendomi cibo e acqua quando necessari.
Nello Yoga si afferma che là dove c’è l’attenzione della mente si pone l’energia. Un bel concetto dalle molte applicazioni.
In montagna preferisco iniziare dalla salita. I parametri che tengo sotto osservazione sono il dislivello, il tempo di percorrenza che mi prefiggo e il conseguente ritmo della camminata e del battito cardiaco, che non misuro con strumenti ma che conosco.
Salgo senza fermarmi, così facendo esco dai pensieri e mi stacco dal mondo esterno rimanendo solo con me stesso, sfogo le tensioni accumulate, sciolgo i pensieri e le preoccupazioni.
Una prima fase di meditazione attiva, che spesso è favorita dall’incontro con qualche selvatico a quattro zampe o con le ali, da un tronco caduto sul sentiero o da un sasso che rotola verso il basso, loro tutti ben radicati nel qui e ora.
Altro elemento determinante è la difficoltà alla quale ho scelto di andare incontro, un percorso particolarmente lungo, dei passaggi difficoltosi per i quali mi sono ben preparato, non ho nessun piacere di trovarmi in un luogo dove non riesco più ne ad andare in avanti ne indietro. Salendo verifico sempre se è possibile tornare sui miei passi. Mi è più facile salire potendo usare i 4 arti, sapendo però di poterne usare solo due in discesa.
La vetta raggiunta è lo spartiacque, fisico e spirituale. Mi riprendo dallo sforzo concedendomi il premio di paesaggi conquistati e sempre affascinanti, scatto qualche foto e mi raccolgo in silenzio.
Assaporando il vento, i profumi e i suoni che lui, entità che sento amica, trasporta.
In questa stagione e in quota dell’erba, delle rocce, dei fiori appena spuntati, le grida delle acquile o lo stormire dei galli di montagna.
Nella discesa, meno faticosa e dove lo sguardo finalmente si può distaccare dal sentiero che ho percorso per aprirsi all’orizzonte, avendo lasciato alle spalle gli orpelli settimanali, lo dedico alla meditazione più profonda.
L’ascesi, intesa come strumento principe per infrangere la barriera che ho eretto tra materia e spirito, sta nel donare la parte più bella del percorso alla recitazione dei mantra a questo dedicati. A me indispensabili per connettermi, come auspicato all’inizio di questo scritto.
Una volta completata la rosa dei doveri giornalieri, ben purificato, ben connesso e con un profondo senso di gratitudine, lascio volare il pensiero, finalmente libero dai condizionamenti mondani. Le riflessioni che si manifestano diventano le basi e gli obbiettivi del tempo che seguirà. Dissipo attriti, risolvo quesiti, do precedenza alle cose più importanti e soprattutto volo.
In questo modo mi predispongo ad affrontare le mille sorprese che mi attenderanno in seguito, nelle attività quotidiane dalle quali non sfuggo per un assunto preciso. La vita è ritmata da incontri e situazioni solo apparentemente casuali, le esperienze fatte con la giusta attitudine sono indispensabili per diventare mano mano più saggi e quindi più sereni.
Osservo anche che, come ogni piatto assaporato, ogni abbraccio con le persone amate sono sempre diversi, così lo sono i luoghi ripercorsi e le esperienze ripetute.
Il cambiamento più interessante è però quello che avviene in ognuno di noi, protagonisti dell’avventuroso viaggio della vita. La nostra capacità di percepire mano mano sboccia, grazie al bagaglio di esperienze maturate che permettono una mente aperta, lucidità e sicurezza di sé. Ogni nuovo incontro serba così ogni volta buone sorprese e stimola indispensabili comprensioni.
Nell’ultima gita, dove per raggiungere un pianoro e un bosco incantanti si passa attraverso un sentiero esposto, ho affrontato la mia difficoltà senza le apprensioni delle volte precedenti.
Il sentiero è lo stesso da centinaia di anni, io invece sono in continua trasformazione, questo ha modificato la qualità della mia percezione, delle mie paure e dei miei limiti che con ogni evidenza sono soggettivi.
Il nocciolo della riflessione di quel giorno, se non ne siamo coscienti non siamo noi che determiniamo il nostro pensiero e di conseguenza le decisioni prese. Tutto avviene di riflesso al nostro stato emotivo e psicologico. Questo, per essere davvero liberi e per avere successo nel viaggio della vita, va necessariamente ammaestrato.
Il metodo, affinato nel corso di molti millenni da tutte le scuole sapienziali, è molto efficace.
Innanzitutto scegliere i nutrimenti adatti, non solo nel cibo, ma anche nelle letture di testi utili alla nostra trasformazione. Nelle buone frequentazioni di persone che hanno i nostri stessi interessi, anche loro alla ricerca della verità e della sua Fonte. Meglio ancora se queste sono ispiranti, bello allora seguirle, nella prospettiva di diventare a nostra volta esempio per altri. Quali buoni genitori e buoni figli, buoni amici, buoni abitanti del mondo.
Il passo successivo, attraverso la disciplina scelta da ognuno, è il liberarsi dai condizionamenti, quelli che scelgono al nostro posto. Da quel punto inizia il viaggio verso ogni libertà e felicità.Cari saluti e buon inizio dell’estate
Suo Pietro Leemann
Notizie in breve
Abbiamo iniziato il menu per l’estate. Il tema naturalmente è la freschezza e la presenza della frutta in molti piatti. Il nostro organismo la richiede in questa stagione, come apporto di vitamine ma anche per il loro gusto. Le fioriture degli alberi quest’anno sono andate bene (le api di casa stanno raccogliendone l’essenza) e gli amici contadini stanno proponendone di straordinarie.
Dopo 5 anni torna in menu “Di non solo pane vive l’uomo”, la panzanella farcita di fagioli cannellini e wasabi arricchita con buone verdure.
Torna anche “Porto del sole”, la tatin di melanzana condita con salsa dengaku e servita con una emulsione di prugne e zenzero, il tagliolino accompagnato da un carpaccio di melone e la nostra salsa alla magrebina.
Per i secondi abbiamo trovato i primi funghi porcini che iniziamo a proporre in “Nulla si crea“) in attesa dell’autunno, il tempo vola…
L’uovo apparente per la prima volta diventa un dolce, a base di cioccolato e nocciole, accompagnato da frutti di bosco e una salsa al caffè. Sulle note delle Bossa Nova.
Dopo 5 anni torna in menu “Di non solo pane vive l’uomo”, la panzanella farcita di fagioli cannellini e wasabi arricchita con buone verdure.
Torna anche “Porto del sole”, la tatin di melanzana condita con salsa dengaku e servita con una emulsione di prugne e zenzero, il tagliolino accompagnato da un carpaccio di melone e la nostra salsa alla magrebina.
Per i secondi abbiamo trovato i primi funghi porcini che iniziamo a proporre in “Nulla si crea“) in attesa dell’autunno, il tempo vola…
L’uovo apparente per la prima volta diventa un dolce, a base di cioccolato e nocciole, accompagnato da frutti di bosco e una salsa al caffè. Sulle note delle Bossa Nova.
La nostra pausa estiva, nella quale ho programmato per me un bel pellegrinaggio in India, sarà dal 13 agosto al 30 dello stesso mese.
Terèse, una cara amica della Nuova Zelanda, dopo due anni riuscirà a ricongiungersi al marito. Era venuta in Europa per stare vicino alla mamma morente, il governo del paese, eccessivamente solerte, non le ha mai permesso di ritornare. Con una strenue lotta con avvocati che hanno fatto emergere le incongrenze della situazione, finalmente ce l’ha fatta. Ci siamo abbracciati con sentimento.
Con la mia compagna Rachele, naturopata, e con i fedeli Ludovica e Umberto ho tenuto tre corsi sulle erbe spontanee, in chiave alimentare e curativa. A Cerentino, un delizioso villaggio in Vallemaggia, è stato bellissimo!
Sull’onda naturalistica la prima settimana di luglio ho incontrato sulle montagne trentine Noris Cunaccia, una straordinaria raccoglitrice di erbe in alta quota e il suo maestro Fèro, un eremita votato alla difesa dei suoi territori incontaminati.
Un prezioso ricordo dal Trentino assieme a delle persone autentiche e straordinarie
Un prezioso ricordo dal Trentino assieme a delle persone autentiche e straordinarie